Si iscrivono e si laureano in massa nelle materie scientifiche, prendono voti migliori, ma sul mercato del lavoro continuano a essere ancora scartate. Sono le donne, che in scienze, tecnologia, ingegneria e matematica riescono meglio degli uomini,

ma quando si tratta di essere scelte per un impiego riemerge quel “gender gap” che le penalizza ormai storicamente. Questo il risultato di una ricerca dell’Osservatorio Talents Venture di Milano che ha esaminato una miriade di dati provenienti dal Ministero dell’Università, ma anche Eurostat, Almalaurea e altre fonti autorevoli italiane e dell’Ue. Si tratta del rapporto tra ragazze e Stem, le facoltà universitarie scientifiche, in cui le italiane col 17,7% superano la media europea del 16%, facendo restare indietro nazioni come Svezia (16%), Francia (15%) e Spagna (13%). “Superare il gap esistente fra uomini e donne nella scienza e nella ricerca è fondamentale per ottenere un futuro migliore e più sostenibile per tutti, realizzando gli obiettivi di Agenda 2030 fissati dalle Nazioni Unite”, dice Vittoria Pompò, presidente del Coordinamento donne nel Mondo con sedi in Italia, Austria e Albania.
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