Giovanna era una donna piena di energia. Era iscritta a un circolo di scacchi che frequentava con passione due volte alla settimana: diceva che la divertiva e le teneva allenato il cervello. Era una nonna affettuosa ed efficiente, e rappresentava per i propri figli un’insostituibile fonte di rassicurazione. In perenne movimento, aveva interessi molteplici e si lanciava in ogni esperienza

con la leggerezza e la curiosità di una giovane donna. Malgrado non avessimo alcun legame di parentela, spesso mi aggrappavo nei momenti più cupi a lei, che sapeva mostrarmi di ogni evento, anche quello più funesto, il lato positivo. Giovanna, 88 anni appena compiuti, aveva ancora tanta fame di vita. E tanti progetti.
Poi è arrivato il Covid, col suo carico di paure, di incertezze e di chiusure, e con le sue nefaste battute di arresto. La sentivo spesso durante il lungo confinamento dello scorso anno. E poi ancora in occasione della seconda ondata del virus. Non aveva smesso di essere ottimista, stare in casa non le dispiaceva, aveva mille cose da fare. L’unico rammarico: non poter abbracciare i suoi nipoti.
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